La discriminazione delle persone transessuali le tutele per le persone trans in ambiente accademico
Il 17 e 18 Gennaio 2019 a Pisa, presso il centro Congressi Le Benedettine, si è tenuto il convegno avente ad oggetto “Le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, organizzato dal Comitato Unico di Garanzia dell’Università di Pisa e dalla Conferenza nazionale degli organismi di parità delle Università italiane, in collaborazione con il Progetto Universitrans.
Nella giornata iniziale del convegno è stato trattato il tema delle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, cercando di analizzare le discipline, i rimedi, e le prassi.
Ho potuto partecipare alla giornata del 18 gennaio 2019, all’interno della quale è stato affrontato più nel dettaglio la discriminazione delle persone transessuali le tutele per le persone trans in ambiente accademico
I relatori che si sono susseguiti hanno descritto sotto vari profili e aspetti le discriminazioni che si creano, soffermandosi però sugli strumenti a disposizione e su quelli dei quali sarebbe necessaria l’adozione.
In particolare è stato descritto il progetto Universitrans, progetto informativo e di sensibilizzazione rispetto alle tematiche e problematiche trans all’interno del contesto universitario.
Le persone transgender infatti adottando nella propria vita un nome e uno stile di vita aderente al genere in cui si identificano, e non hanno la possibilità, almeno in un primo momento, di verbalizzarlo con il proprio documento personale, e nel quotidiano si trovano pertanto a dover affrontare ostacoli all’esercizio di diritti primari e fondamentali.
Queste problematiche si sviluppano anche in ambito accademico, sia nell’iter burocratico, sia nella vita quotidiana nell’ateneo.
I rimedi che alcune università hanno adottato nel corso degli anni sono stati, in un primo momento il doppio libretto universitario (strumento cartaceo), che permette allo studente di accedere alla vita di ateneo superando gli ostacoli che si creano ogni volta sia necessaria una identificazione, e successivamente, in concomitanza con la digitalizzazione della pubblica amministrazione, la carriera alias un profilo burocratico alternativo e temporaneo che sostituisce il nome anagrafico con quello adottato, almeno fino all’ufficiale rettifica anagrafica, e che comprende un badge e un indirizzo email con il nuovo nome.
Lo strumento della carriera alias cerca infatti di rimuovere un ostacolo alla partecipazione alla vita universitaria, ed in pratica si pone come “uno strumento che sopperisce ad una lacuna giuridica che perdura da 30 anni”, ovvero un rimedio ad una lacuna alla legge 64/1982, che ha obbligato alla riassegnazione chirurgica del sesso (RCS) chiunque intenda richiedere la modifica dei propri dati anagrafici.
Al di la dell’affermazione da parte della Corte Costituzionale della non necessarietà della riassegnazione chirurgica del sesso per la modifica dei propri dati anagrafici, la modifica degli stessi arriva però in un lasso di tempo abbastanza lungo dalla richiesta da parte della persona transessuale, ed è necessario che in questo lasso di tempo essa sia dotata di strumenti che le consentano l’esercizio dei propri diritti.
Il progetto Universitrans si inserisce in questo contesto, e fornisce una piattaforma web all’interno della quale è possibile per gli utenti avere un’idea completa di quali atenei hanno adottato la carriera alias.
La piattaforma però fornisce anche dati dai quali è possibile rendersi conto il quadro di tutele con riferimento ai singoli atenei, ma anche le esigenze che ancora non trovano tutele.
Un primo profilo che si è potuto osservare è che gli Atenei che hanno adottato la carriera alias sono 33, ma solo 5 hanno adottato la carriera alias per il personale tecnico amministrativo e per i docenti, e questo significa non consentire ad un lavoratore di prestare la propria attività in un ambiente che non consente l’espressione della propria identità.
Altro elemento di debolezza è l’iter attraverso cui viene concessa la carriera alias, ovvero all’esito della produzione da parte dello studente transgender della documentazione ufficiale medica di inizio del percorso che porterà alla rettifica dei propri dati anagrafici.
La carriera alias, per quanto sia uno strumento di tutela efficace, poiché consente agli studenti di avere un profilo burocratico temporaneo che sostituisca il nome indicato all’anagrafe per partecipare alla vita universitaria in attesa della rettifica anagrafica, è però uno strumento che, proprio le modalità burocratica di rilascio, esclude dalla tutela un numero elevato di persone.
Ecco perché in alcuni atenei è stato introdotto il cd accordo di riservatezza, il quale consente il rilascio della carriera alias senza necessità di presentazione di una documentazione medica.
I relatori hanno cercato di spiegare quanto sopra descritto, ma è dall’intervento successivo nel corso della mattina, da parte di uno studente e un ricercatore transgender che si sono percepite le difficolta, i muri e le discriminazioni che le persone transgender si trovano a dover affrontare, spesso rinunciando a continuare gli studi o temendo di perdere il lavoro.
Molto significativo che si sia trattato di tutele all’interno dell’Università, la quale non è solo un luogo di studio e formazione, dove si sviluppano le competenze di una persona che si porterà con se nel proprio bagaglio culturale. L’Università deve svolgere un ruolo fondamentale nel raccogliere i bisogni della società contribuendo ad immaginare nuovi scenari per la cultura delle persone.
Ritengo opportuno aver indicato e riportato su questo sito quanto è stato raccontato nel convegno in quanto testimonia come le discriminazioni hanno nuove forme, incrociano sesso e genere e coinvolgono sempre di meno minoranze, anche se poi non è il dato numerico che spinge o dovrebbe spingere la collettività a offrire una tutela.
Credo che concludere questo articolo riportando il teso dell’art 3 della nostra carta costituzionale, il quale, soprattutto il questi tempi di grande odio e avversione nei confronti del nostro prossimo, ci ricordino invece l’importanza dell’uguaglianza e della dignità umana.
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”
Jennifer Michelotti